Diario Namibia

parte 2°

 

Proseguiamo il viaggio verso nord, su una pista, questa volta di sale, dove riusciamo a guidare un po' meglio. Arriviamo a Cape Cross, santuario naturalistico che accoglie centinaia di migliaia di otarie. E' un'emozione essere a pochi metri e vedere come si crogiolano al sole, come allattano i piccoli e come nuotano tra le impetuose onde dell'Atlantico. Oltre Cape Cross, un minuscolo distributore di benzina ci fa ricordare che è bene rimboccare il serbatoio, stiamo entrando nel parco della Skeleton Coast, dove la pur minima presenza umana è assente. La pista corre parallela al mare, il paesaggio che ci circonda è desolante: mare, vento, sabbia, roccia e luce accecante. Si, desolante ma bellissimo. All'uscita opposta del parco, ci fanno compilare un registro con i nostri dati, scopriamo che l'auto che era transitata prima di noi era passata due giorni prima. Siamo ormai nel Damaraland, regione dagli incredibili paesaggi, vallate sconfinate delimitate all'orizzonte da montagne dai colori più bizzarri, praterie fiorite sulle quali pascolano gli springbok. Siamo fortunati, lungo l'alveo di un fiume scorgiamo anche un elefante del deserto che incurante continua a cibarsi indisturbato. L'ultima tappa del nostro viaggio in Namibia è il parco Etosha, uno dei più importanti dell'intera Africa. Ci arriviamo dopo aver fatto un paio di brevi soste, a Twyfelfontein (dipinti rupestri) e alla foresta pietrificata.
All'Etosha e nella riserva di Ongava, dove soggiorniamo in un campo tendato nella foresta, entriamo in contatto con quello che per l'immaginario collettivo l'Africa rappresenta. Scene viste solo nei documentari ci si presentano in un susseguirsi di situazioni diverse: zebre, giraffe, gnu, springbok, rinoceronti, sciacalli e anche una leonessa. Le emozioni sono tante anche se abbiamo un pizzico di delusione, infatti durante la stagione delle piogge gli animali sono molto meno visibili perché avendo acqua in abbondanza non si recano alle pozze (punti privilegiati di osservazione). Pensiamo che venire all'Etosha durante la stagione secca sia un'esperienza indimenticabile.
Il viaggio si conclude con il lungo percorso di ritorno verso Windhoek, su una strada rettilinea, fortunatamente asfaltata.
Fatichiamo ad abituarci alle auto e alle persone, ormai i nostri ritmi erano quelli della natura.
Il tempo di una breve visita al centro cittadino, molto vivace e non certo il prototipo di una città africana con i suoi bei negozi e il suo ordine. Poi velocemente in aeroporto dove si conclude la nostra avventura africana.
La Namibia resterà a lungo nei nostri pensieri, ci ha donato un grande senso di libertà e la certezza che ci sono ancora luoghi in cui la natura regna sovrana con i suoi ritmi e le sue leggi e con la sua struggente bellezza.

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