Diario di viaggio - Indocina

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Giunti a Phuket abbiamo preso un taxi collettivo per Patong; abbiamo eluso la rapacità delle agenzie di viaggio e ci siamo sistemati in una guesthouse poi subito in spiaggia. Una lunga camminata sul bagnasciuga è bastata a darci l'idea di essere in una Rimini asiatica, certamente con un mare più bello: ombrelloni, sdraio, gente che ti vuole accalappiare per venderti cose, turisti di ogni razza. Dopo un thé in spiaggia, un giro per il centro: negozi di tutte le specialità per turisti (magliette, souvenirs, ristoranti che espongono pesce vivo, pubs, supermercati-bancarella di ogni sorta....). Il fuso orario ci mette l'abbiocco, ci svegliamo quindi al tramonto: meraviglioso.

Per le strade è spettacolo, fiumi di gente, casino, nei pubs le signorine ti chiamano per intrattenerti con Forzaquattro o un gioco in cui dei pezzi di legno vanno sfilati dal basso ad uno ad uno senza farli crollare tutti, oppure a dadi, ma non a soldi. C'è una zona proprio fieristica piena di questi locali posti a stand: non suonate mai la campana sopra al bancone o dovrete offrire un giro a tutti. Ad un bar un venditore ambulante vende insetti cotti; assaggio uno scarafone (1 baht) dopo che quel signore me lo pulisce a mo' di aragosta; con un giro di birrette prendiamo coraggio e degustiamo una larva a testa. Il guaio di questi cibi non è la consistenza (è carne) quanto l'acquosità che impregna l'interno....persino le ragazze del pub guardano con disgusto, una riferisce che è cibo per le classi sociali basse... Per smaltire il pranzo (non quest' ultimo ma una Tom yam) ci dirigiamo verso il lungo mare e qui veniamo assaliti da donne, travestiti (lady-boys), ragazzine, tutti con proposte oscene; attraversiamo la strada e c'è una via di negozi ben fatti ma vuoti di clienti ed anche qui aggrediti dai venditori: thai, cinesi, indiani...ce la torniamo nella zona clou dove è un crescendo di brulicare generale, un macello di gente; arriviamo ad un disco bar tutto accalcato, ci sono più donne che uomini, il solo attraversare la sala comporta essere toccati; ci sono tante belle ragazze (mai quanto a Bangkok) ma ci sono anche tante bruttone attaccate alla canna del gas. Tutto chiude presto rispetto alle nostre notti in Italia; alle due siamo già a nanna avendo deciso di muoverci all' indomani.

Kamala beach (02-03-2545)

Se Patong è una Rimini, Kamala beach è una Rapallo...qui ci siamo sistemati in una guesthouse; essendo rurale la zona è più forte la componente mussulmana: di tanto in tanto una voce intona un ritornello dalla moschea. Ci siamo sdraiati in spiaggia, di tanto in tanto qualche bagno. Bello il mare, bello tutto; sarebbe stato ancora più bello fare delle escursioni in barca, magari alle Phi phi islands, ma la cosa avrebbe richiesto un soggiorno più prolungato. Abbiamo tirato sera sulla spiaggia e ancora un tramonto spettacolo, un ambiente adatto a famiglie o ad anziani venuti qui per passare il loro ultimo inverno prima di accasciarsi; ci sono anche coppie di sfigati in viaggio di nozze indecisi se domani andare a vedere le scimmie o altre cacchiate che le agenzie spacciano; un baretto più verso la spiaggia cerca di creare (tristemente) un ambientino tipo quelli di Patong ma il risultato è che si tratta solo di un ritrovo casuale degli unici ubriaconi allo sbaraglio che tirano tardi bevendo e straparlando. Anche qui a Kamala abbiamo visto ciò che c'era da vedere e domani viaaaaaa...... in direzione Ko Samui.

Da Phuket a Surat Thani(03-03-2545)

Il percorso del bus dall' isola alla terra ferma è abbastanza veloce, abbiamo trovato solo un autobus di ultima categoria; il caldo ci fa perlare di sudore ma i paesaggi sono interessanti; quando la strada si fa più sinuosa si è già nella zona del parco nazionale di Khao Sok: una natura fittissima, variegata nella morfologia e nella flora, con felci altissime e piante degne della descrizione di Salgari; abbiamo avvistato anche qualche elefante specie alcuni utilizzati per i lavori forestali...lungo la via pochi e poveri villaggi che progressivamente si infittiscono man mano che ci si avvicina a Surat: un porto di mare. Subito acquistato il biglietto per il battello notturno-lento che va a Ko Samui, ci siamo avventurati nei viottoli con negozietti sudici e mercatini alimentari. Lì non si parla inglese; optiamo per una cena in una sorta di trattoria dal pavimento sozzo da mille avanzi ed indicando dei gamberi la sciura ci fa un riso alle verdure con all' interno cinque gamberi a testa. Divorato il tutto siamo tornati all' agenzia dove i nostri bagagli stavano al sicuro. Come in tutti i viaggi, presto o tardi si incontra l'italiano trapiantato: il direttore dell' agenzia, un veronese che pasteggiava insieme ai giovani colleghi locali su di un tavolino posto sul marciapiede. Ci offre gentilmente un amaro da lui distillato con le erbe del posto, si parla dell' Italia, della Thailandia, di cose umane e delle assurdità mondiali; ride quando gli riferiamo fra le ultime notizie il rientro dei Savoia in Italia: "qua non si immaginano neanche che in Europa hanno mozzato la testa ad un re appena due secoli fa, sarebbe una cosa inverosimile....". Datici alcuni consigli e raccomandazioni ci si è salutati e diretti in tuk-tuk al porto di Surat, fantastico: l' Asia come nell' immaginario collettivo...
 

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